CRONOLOGIA DEGLI EVENTI

Prima dell’EJC

– Alcune settimane o mesi prima dell’EJC

> Nurit ha proposto al core team dell’EJC di organizzare un’attività sul tema Israele/Palestina. L’attività non è stata organizzata. Il motivo che ci è stato comunicato è che il core team dell’EJC non aveva la capacità o le energie di farlo (aveva cose più importanti da fare). Ma anche, il core team dell’EJC non voleva che avvenisse subito all’inizio del festival.

> È stato creato un post sul blog per informare o avvertire le persone riguardo le misure della convention https://ejc2025.org/about/blog/inclusive-and-safe-festival.html

Durante l’EJC

– Sabato

Annuncio del workshop “Intellectual self-defense on the example of the Israël Palestine conflict” (Autodifesa intellettuale sull’esempio del conflitto israelo-palestinese). Gli annunci del workshop sono stati rimossi più volte nei giorni successivi.

– Lunedì sera durante il primo open stage

Due artisti provenienti da Israele sono stati annunciati dal presentatore come provenienti da Israele, il che ha creato polemiche e dibattiti.

– Martedì, ore 14:00.

Sophia lamenta di questo workshop con l’organizzazione EJC. L’EJC non riscontra alcun problema, quindi lei si sente in dovere di chiamare la polizia. Simon, membro del core team, ha controllato il workshop dopo aver cercato di convincere Sophia che non c’era alcun motivo valido per coinvolgere la polizia. Dopo aver parlato con l’organizzatore del workshop, ha lasciato che continuasse con l’osservazione “beh, sembra tutto perfettamente civile”. La polizia non ha voluto fare nulla al riguardo. Sophia ha avuto la sensazione che stessero spostando l’attenzione dal genocidio e stessero rendendo lei stessa oggetto del discorso.

> A Sophia è stato chiesto di non indossare la maglietta con riferimenti alla Palestina e all’intifada. Se avesse continuato ad indossarla, le sarebbe stato chiesto di lasciare la convention.

> L’organizzatore del workshop ha avuto una lunga conversazione con Simon del team, Bubba dell’EJA ed Eileen, responsabile del Safeguarding dell’EJC. L’obiettivo era quello di impedire lo svolgimento di ulteriori workshop già annunciati. È stato raggiunto un accordo a livello molto personale.

> Eileen ha compilato un rapporto di safeguarding su Sophia.

– Martedì intorno alle 21:00

> Guillermo, il presentatore del secondo open stage, ha fatto alcune dichiarazioni politiche sul palco durante la sua presentazione.

> Innanzitutto, quando ha chiesto informazioni sulla rappresentanza per paese all’EJC, ha detto che era significativo che nel tendone fosse calato il silenzio quando ha chiesto se fosse presente qualcuno proveniente dall’Africa.

> Successivamente ha anche invitato la comunità dei giocolieri a opporsi alla discriminazione, al razzismo e al genocidio. Guillermo ha confermato in seguito che nessuno dell’organizzazione gli ha detto nulla o ha sollevato la questione.

-Mercoledì dalle 16:00 alle 19:00

Durante la Numbers League, lo schermo della EJC TV con tutti i punteggi mostrava per ogni persona elencata la bandiera del paese di origine, nonostante la regola che vietava l’uso delle bandiere.

-Giovedì intorno alle 19:00 c’è stata una conversazione di due ore tra l’organizzatore del workshop, Jonas, il presidente dell’EJA, ed Eileen, la responsabile dell’EJC. Sono stati chiariti malintesi e incongruenze. Inoltre, l’organizzatore del workshop ha presentato una denuncia ufficiale contro Sophia nell’ambito delle procedure di Safeguarding per intimidazione.

– Venerdì 12:00

Jan e Lieke, dopo aver saputo della vicenda, hanno deciso di organizzare un workshop per parlarne. Si sono presentate circa 40 persone. È stata pianificata un’azione per venerdì intorno alle 19:00 tra i due gala. L’azione avrebbe previsto uno spettacolo di giocoleria (20 giocolier3 per circa 10 minuti o più in cascata a 3 palline per raggiungere 18.500 lanci, con l’idea che ogni lancio rappresentasse un bambino ucciso), striscioni, slogan o dichiarazioni con megafono.

L’idea sarebbe stata quella di invitare altr3 giocolier3 a tornare il giorno dopo con pentole e padelle per fare rumore tra i due spettacoli del gala di sabato.

– Venerdì 18:00

La sicurezza era presente con 2 o 3 persone al punto di ritrovo per radunare e seguire il gruppo che si era riunito lì per l’azione.

– Venerdì 18:30

1> L’azione è stata annullata perché molte persone hanno annullato la loro partecipazione.

2> È stato chiesto uno scambio con gli organizzatori dell’EJC ed è stato concordato di incontrarsi domenica alle 11:00.

3> Subito dopo, a Jan è stato chiesto di togliersi la maglietta con la scritta “Stop Genocide” e gli è stata fatta pressione dicendogli che l’incontro di domenica alle 11 sarebbe stato difficile se non avesse tolto la maglietta.

– Venerdì 20:20

> Jan ha deciso di salire sul palco del secondo spettacolo di gala pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Il suo messaggio era: “Non smettiamo di parlare della Palestina”. “In media vengono uccisi 28 bambini al giorno”. “L’EJC censura le persone che esprimono la loro opinione indossando una maglietta con la scritta <<STOP GENOCIDE>> ”FREE FREE PALESTINE“ ”STOP STOP GENOCIDE”.  Alcune persone hanno gridato con lui, altre hanno applaudito, altre ancora hanno fischiato, un pezzo di cartone è stato lanciato verso il palco da un individuo.

Nel frattempo qualcuno dell’organizzazione è salito sul palco e ha strappato il megafono dalle mani di Jan, tirandolo per le braccia per cercare di farlo scendere dal palco. A un certo punto è riuscito a tornare davanti al palco per ripetere alcune volte il suo slogan e poi ha deciso di terminare la sua azione dopo un minuto o due al massimo.

– Venerdì 20:30

> Jan è stato portato nel backstage e gli è stato chiesto di lasciare la convention con l’accordo che il megafono gli sarebbe stato restituito se avesse lasciato la convention, cosa che lui ha inizialmente accettato.

> A Jan è stato anche detto che poteva prendersi il tempo necessario per raccogliere le sue cose e salutare gli amici. Non è stato specificato il tempo a sua disposizione per raccogliere le sue cose e salutare.

> Intorno a quell’ora, qualcuno del core team ha confermato a Jan che probabilmente la sicurezza sarebbe intervenuta per impedire lo svolgimento dell’azione collettiva pianificata.

> Jan è stato scortato verso il campeggio da alcuni membri del core team dell’EJC e da agenti di sicurezza.

Durante il tragitto e mentre raccoglieva le sue cose, ha spiegato agli amici cosa gli era successo, mentre li salutava.

– Venerdì intorno alle 21:30

La polizia è stata chiamata dall’EJC. L’identità di Jan è stata controllata da due agenti di polizia. Gli è stato detto che aveva un determinato tempo a disposizione prima di doversi preparare per andarsene.

– Venerdì intorno alle 22:45

> Quando Jan era pronto per andarsene, un membro del core team dell’EJC ha annunciato che avrebbero tenuto il megafono fino alla fine del festival per impedire che venisse usato di nuovo (nonostante l’accordo precedente di restituirglielo quando se ne fosse andato)

> Jan ha risposto che non era quello l’accordo e soprattutto che non avevano il diritto legale di farlo. Jan si è rifiutato di lasciare l’area senza il suo megafono.

> Dopo un breve stallo, Jan ha insistito per chiamare nuovamente la polizia al fine di riottenere il suo megafono prima di andarsene.

– Venerdì intorno alle 23:15

> Nuovo intervento della polizia, questa volta con 3 agenti (diversi).

> La polizia ha cercato inizialmente di convincere Jan ad andarsene senza il megafono.

> Successivamente hanno telefonato al dipartimento di giustizia per valutare se restituirlo, cosa che poi hanno fatto.

– Venerdì intorno alle 23:30

Jan ha lasciato la convention dall’uscita di emergenza del campeggio dove alloggiava (su sua richiesta) ed è stato accompagnato da un agente di sicurezza in bicicletta fino a quando non è uscito dal terreno del centro sportivo Papendal.

– Sabato alle 11:00

> Si è tenuto l’incontro tra il “gruppo d’azione” e gli organizzatori.

Per il gruppo d’azione c’era solo Lieke (Jan aveva deciso di non partecipare più per dare più possibilità) e non avevamo trovato nessun altro che volesse partecipare.

Da parte dell’organizzazione non ha partecipato nessuno del core team, al loro posto c’era Jonas, il presidente dell’EJA (anche se avevamo concordato con le persone del team di fare questo incontro, non con l’EJA).

> Alle 15:00 è stato proposto uno spazio aperto al dialogo nel tendone del bar.

> Jan è stato contattato da diverse persone del core team dell’EJC o dell’EJA (come il suo rappresentante nazionale) o ha contattato lui stesso queste persone per chiedere se poteva partecipare a quello spazio aperto al dialogo e poi lasciare nuovamente la convention.

– Sabato 13:00

Circa 60 giocolieri si sono riuniti fuori dall’infopoint per discutere della situazione e decidere ulteriori azioni e posizioni da adottare.

> Jonas è intervenuto nella riunione.

> Jonas ha annunciato che Jan non era autorizzato a partecipare a questo evento di dialogo aperto organizzato all’ultimo minuto.

> I giocolieri riuniti hanno proposto di disobbedire collettivamente a questa decisione e hanno scortato Jan in una mini manifestazione verso il controllo dei badge, dove ci aspettavano 3 agenti di sicurezza.

> Uno dei 3 agenti di sicurezza ha cercato di usare la forza fisica per impedire a Jan di entrare o per impedire agli altri di aiutare Jan a entrare, finché uno degli agenti di sicurezza ha ordinato ai suoi colleghi di non sacrificare il proprio benessere.

> Passando davanti allo fire space Nurit, che collabora con EJA ed EJC, ha cercato di farci entrare dall’ingresso laterale del bar. Alcuni di noi hanno detto che avremmo preferito entrare dall’ingresso lato catering perché lì avremmo avuto maggiore visibilità.

> Non confermato: Nurit ha cercato di toglierci lo striscione.

> Jan ha deciso in quel momento di prendere di nuovo il megafono per fare più rumore e attirare l’attenzione.

> Davanti al bar siamo stati accusati di razzismo da Nurit per aver gridato “Free Palestine” o “Stop Genocide”.

> Dopo un ultimo appello alle persone presenti nell’area del festival affinché si unissero al dialogo, più di 100 persone hanno partecipato all’inizio dell’incontro.

> L’incontro si è svolto senza gravi incidenti, anche se ci sono stati momenti controversi e quando l’ultimo oratore ha negato il genocidio (o non ha voluto definirlo tale) un folto gruppo di persone che non aveva parlato al microfono ha lasciato il tendone del bar con un certo clamore.